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©1998 By barybary

 

LIVE IN BORDEAUX

 

Cannonball Adderley ( alto sax)

Nat Adderley ( cornet)

Joe Zawinul (piano)

Victor Gaskin (bass)

Roy McCurdy (drums)

 

1 The Scavenger 9:00 (Zawinul)
2 Manha De Carnaval (From Black Orpheus) 7:20(C.A. Jobim)
3 Work Song 9:05 (N. Adderley)
4 Somewhere 4:50 (L. Bernstein)
5 Allegro From Experience In E 11:10 (W. Fisher)
6 Why Am I Treated So Bad ? 7:30 (C. Adderley)
3 Blue'n'Boogie 8:30 (D. Gillespie)

Bordeaux, 14 marzo 1969

By Dizionario enciclopedico Del Jazz

 

the original text cover (in Italian )

Sebbene siano circa quarantanni che corro dietro per mestiere ai musicisti, di jazz e d'altro, ho incontrato una sola volta Julian «Can-nonball» Adderley. È accaduto in occasione della prima edizione del festival del jazz di Bergamo, il 23 marzo 1969, pochi giorni dopo la registrazione di questo disco, che chiaramente è avvenuta nel corso della stessa tournée europea. Gli ho anche parlato, poche ore prima del concerto, mentre fra le panchine di un viale vicino al teatro Doni-zetti si lasciava fotografare da Roberto Polillo, talvolta da solo, talvolta assieme al fratello Nat. Portava una pelliccia da uomo (allora andavano di moda) e aveva un tratto pacioso e buono, in sintonia con la figura corpulenta. Mi conquistò con una chiacchierata informale e, più tardi, con la sua musica, la stessa che si ascolta qui, perfino con alcuni brani identici come (cito a memoria) The Scavenger di Zawinul e Man-ha de Carnaval di Jobim. Era un jazz vigoroso e divertente, il suo, assai determinato, ma nello stesso tempo preoccupato della platea e quindi spettacolare. Meglio dal vivo che nei dischi, mi dissi: e il nostro Cd ce lo fa ascoltare come in teatro. Prima non avevo amato Adderley quanto meritava: non gli perdonavo di rassomigliare troppo a Charlie Parker; ero d'accordo col mio amico Demètre Ioakimidis quando scriveva che «pur essendo il timbro quasi identico nei due musicisti, quello di Cannonball rimane più uniforme, perché gli manca il fremito vitale del suono di Parker, la sicurezza nell'uso dei contrasti che danno alle improvvisazioni di Bird il loro meraviglioso rilievo espressivo». Invece ritrovavo un grande sassofonista che ormai da Parker si era affrancato, e che shakerandolo con un po' di Benny Carter, un pizzico di John-ny Hodges e una quantità generosa di John Coltrane si era ritagliato uno stile personale. Non trascuriamo poi, fra gli altri, un Joe Zawinul acustico d'annata: bel tocco, buon gusto, forte creatività.
Franco Fayenz